Disneyland, oltre ad essere il sogno di qualsiasi bambino cresciuto con Ariel, Topolino, eroi e principesse, era anche uno dei miei sogni più grandi. Soffro della sindrome di “Peter Pan”, sognando di essere sempre felice e spensierata. Una che non vuole crescere, alla ricerca dell’Isola che non c’è, ma che si accontenta di Milano.
Per quanto razionale possa essere, sto da sempre con un “piede nella favola”. Nella terra della fantasia, mi sono lasciata guidare dalla bambina vivace che è dentro di me, che doveva sempre spiegare tutto alla mamma, perché i grandi non capiscono mai niente.
A Disneyland, nel periodo natalizio, il profumo della cioccolata calda lungo le stradine, le migliaia di luci e lustrini, gli elfi danzanti e le renne, rendevano tutto un sogno. D’estate invece, la gioia dei bambini nei verdi giardini incantati e i personaggi della Disney mi facevano sentire la magia nel cuore e negli occhi.
Il mio mondo dei sogni non era poi così lontano…
Entrando in questo piccolo grande mondo a sé, mi è venuta voglia di correre per abbracciare Mawgli, Baloo e Luise, vedendoli camminare verso di me. Ho fatto spazio ai più piccoli, perché avevo paura che la fata per punizione mi avrebbe trasformata in una bestia orribile, come è successo al viziato ed egoista principe di La Bella e la Bestia.
Dovremmo essere tutti un po’ più come Belle, che non si è fermata alle apparenze esteriori, ma ha cercato di vedere oltre, scoprendo la profondità del mondo interiore della Bestia, facendolo diventare, giorno dopo giorno sempre più sensibile e gentile.
Eh, l’amore…
Avrei voluto ringraziare Baloo, per aver insegnato al cucciolo d’uomo la legge della giungla e per l’affetto profondo nutrito nei suoi confronti. Quanto mi sarebbe piaciuto fare un giro sulla sua bella pancia, lungo il fiume nella giungla.
Incontrando Cip & Ciop, il primo dal naso nero e l’altro dal naso rosso, mi fecero ricordare la casa sull’albero dove giocavo da piccola, simile alla loro. Impossibile scordarsi la felicità che provavo, io e mio fratello, quando la mamma ci faceva scegliere il cartone animato da vedere prima di cena. Eravamo pronti a passare giornate interne sul divano, talmente grande che non toccavamo coi piedi per terra, per guardare i simpatici scoiattoli difendere i più deboli.
Quanta felicità ho provato nel vedere Cenerentola, accanto al suo principe Azzurro sulla carrozza reale, facendomi pensare che alla fine il bene sconfigge il male. Nonostante la gelosia della matrigna e la delusione di un padre assente, ha avuto la forza e il coraggio di cambiare il destino che qualcun’altro ha scelto per lei.
Avrei voluto darle la mano, perché avevo già deciso che mi fidavo di lei.
Chi di noi non ha mai sognato di essere risvegliata dal bacio di un principe che rompe l’incantesimo, come nella Bella addormentata nel bosco e Biancaneve.
Quanto è bello sognare (almeno) questo amore puro e incondizionato dal classico finale del “e vissero per sempre felici e contenti”. Credo ancora, che un rapporto positivo e armonioso con se stessi e con l’altro può risvegliarci dal trascorrere una vita “dormendo”.
A Disneyland tutti i miei sogni di bambina hanno preso forma.
Mi ha salutato Topolino, il mio eroe di sempre, pieno di ottimismo e intraprendenza, grazie alle quali riusciva sempre a tirarsi fuori dalle situazioni scomode che gli capitavano. Volevo essere come lui – piccola, nera e con delle grandi orecchie a sventola, scherzo – coraggiosa e con lo spirito audace.
Vedendo la lampada di Aladino, mi è venuta voglia di strofinarla, per far uscire il simpatico e mattacchione Genio della lampada, per esprimere uno dei miei desideri: far uscire dalla miseria tutti i bambini del mondo.
A chi di noi non è capitato sentire dalla propria madre dire: “Se dici le bugie ti crescerà il naso come Pinocchio!” Siamo stati tutti un po’ Pinocchio (purtroppo c’è chi continua ad esserlo sempre), ma ciò in cui voglio credere, è che abbiamo tutti un cuore pieno d’affetto come lui per il proprio genitore.
L’enorme emozione che ho provato nel vedere Timon, il pigro sognatore dalla faccia furba e spensierata, pronto ad aiutare sempre Simba, che decide di “rimuovere” il leone che è dentro di lui e sviare dal doloroso ricordo della scomparsa del padre. Rischia la vita più di una volta insieme a Pumba, dimostrando di avere un cuore grande e buono.
Ad averne di amici così!
Alice nel Paese delle Meraviglie ha contribuito nell’educarmi la mente.
Crescendo, ho capito che nella mia vita, sono stata nella situazione di Alice, ritrovandomi in un mondo nuovo, diverso da quello in cui mi ero abituato. Anche a me è capitato di perdere l’identità e ritrovare la forza di mettere da parte le paure per continuare ad esplorare.
Quante volte ciò che la favola inventa, la nostra vita lo avvera!